La nonna della 'Papamobile'
Il lunedì 9 giugno 1930, qualche minuto dopo le
16,30, fu presentata al Papa Pio XI, nel Cortile di S.Damaso, in Vaticano,
la Citroën italiana "LICTORIA SEX", appositamente allestita in ogni sua
parte.
Prima di essere donata, era stata esposta a Milano dal 10 al 18 maggio, in
Via Dante, nei Saloni di esposizione della Citroën; quindi a Roma, dal 22
al 29 maggio, nei locali di Piazza Goldoni.
La vettura era stata costruita per ricordare i Patti Lateranensi e per
celebrare il Giubileo di Sacerdozio del Sommo Pontefice.
Condotta nel cortile dal Conte Bezzi- Scali, l'automobile fu fatta fermare
davanti alla pensilina della scala papale e fu creato attorno un quadrato
di dirigenti, di maestranze, di operaie e operai - all' incirca duecento
persone - venute da Milano, da Napoli e da Roma. Le loro firme sono
raccolte in alcune pagine di pergamena racchiuse in un album, che in
occasione dell'odierna conferenza stampa e per gentile concessione della
Biblioteca Vaticana, a cui appartiene, è in esposizione. Nel frontespizio
si legge: Al Santo Padre / Albo dei donatori / della vettura / "Citroën
italiana".
Poiché l'Archivio milanese della Casa Automobilistica, durante le vicende
belliche, è andato distrutto, il documento costituisce un prezioso
contributo alla conoscenza della storia di quanti operarono in quegli anni
nella Citroën.
Alla cerimonia, erano presenti gli ideatori dell'auto: il Cav. Alberto
Pesenti, Consigliere Delegato della Citroën italiana e il Comm. Alfonso
Negri, Consigliere tecnico. Inoltre: il Comm. Guido Pesenti, Segretario
del Consiglio; il Cav. Paolo Santarona, Procuratore; il Cav. Alfonso
Alcidi, Sindaco; il Cav. Taglioni, Direttore della Filiale di Roma.
Accompagnavano il Papa: Mons. Caccia Dominioni, Maestro di Camera di Sua
Santità; Mons. Respighi, Prefetto delle Cerimonie; Comm. Pio Manzia,
Maestro di Camera dei Sacri Palazzi Apostolici; Mons. Callori di Vignale.
L'incontro fu quanto mai avvertito. Il Papa salutò i presenti e a ciascuno
fu data una medaglia con la sua effigie e con quella dell'allora Beato
Giovanni Bosco.
All'omaggio del Delegato Alberto Pesenti, il Papa rispose congratulandosi
per l'ideale rapporto di cooperazione e di armonia tra capitale e lavoro,
fra direzione ed esecuzione, che la messa a punto dell'auto aveva permesso
di realizzare: concordanza e cooperazione, che il Papa auspicava sempre e
ovunque.
La "LICTORIA SEX" entrava in Vaticano dopo la Bianchi tipo 15 (1922), la
Bianchi tipo 20 (settembre 1926), la Fiat 525 M (21 aprile 1929), la
Isotta Fraschini 8A (1 maggio 1929), la Graham-Paige 837 (22 dicembre
1929) e con il numero 4 di matricola del libretto. Il numero di targa è
SCV 5. La targa SCV 1 viene messa di volta in volta sulla vettura
adoperata dal Pontefice.
La "LICTORIA SEX", pur mantenendo immutata all' esterno la sua
configurazione classica, è allestita all' interno con una chiara lettura
funzionale e iconografica, adatta all' augusta persona del Pontefice. A
somiglianza di quanto avveniva nel protocollo delle carrozze papali,
mentre alla parte esterna della vettura vengono affidati pochi e immediati
messaggi, all' interno viene creato, con splendore, uno specifico habitat,
che richiese particolari cure nell' allestimento.
L'interno è preparato secondo l' aulicità del cerimoniale pontificio, che
prevede il trono, il cielo e il suppedaneo.
Il trono occupa il fondo della vettura, come in una sala, e domina con la
sua mole lo spazio interno.
Ha di fronte due strapuntini, che, in occasione di un lungo viaggio,
possono trasformarsi in sedie.
La sproporzione fra il trono papale e i sedili accentuano la maestosità
dell' abitacolo, creando una differenziazione visiva e protocollare, che
affonda le radici nella teologia del ruolo petrino.
Il secondo elemento distintivo, che è dato dal cielo, porta la iconografia
classica, della raffigurazione dello Spirito Santo in forma di colomba, da
cui si dipartono raggi di luce.La
medesima immagine è presente nelle carrozze papali e assicura la
continuità del messaggio visivo sui mezzi di trasporto dei Pontefici.
I colori giocano una significativa parte protocollare e di raccordo sullo
status del primato romano: costituiscono una fantasmagoria cromatica che
va dall' amaranto delle stoffe e del damasco a fiorami, al rosso del
velluto, al colore oro dei ricami e dei rilievi dei legni intagliati.
Nel soffitto, la raffigurazione dello Spirito Santo, ricamata in argento
ad arazzo, racconta di uno splendido nitore cromatico - il bianco
luminescente della colomba - dal quale si dipartono le irradiazioni dell'
oro, il cui colore è quello della luce immateriale.
L'oro è l'unico colore che non dà alcun riferimento sul tempo e sul luogo:
domina sovrano nella sua aulicità atemporale.
Il suppedaneo, che ha la funzione e la ideologia di non far poggiare i
piedi per terra, è ottenuto dall' altezza della vettura, che si sostiene
sulle quattro ruote.
Inoltre, all' interno vi è un tappetino a griglia di metallo dorato, dove
necessariamente il Pontefice poggiava i piedi crucigeri. Secondo il
costume, i sandali o le scarpe del Papa portavano una croce ricamata, su
cui, nell' atto della prostrazione, veniva dato il bacio. I gradini della
vettura permettono di potersi inginocchiare e compiere il gesto di
ossequio e di riconoscimento della suprema potestà.
La vettura si avvale di ulteriori connotati iconografici e funzionali,
specifici per un Pontefice.
Lo scrigno centrale, collocato di fronte al seggio papale, rinserrava il
breviario, ossia la raccolta di preghiere che il sacerdote deve recitare,
a seconda delle ore della giornata.
Al sommo dello scrigno era fissato un orologio d'oro, non più pervenuto.
La porticina dello scrigno, che
abbassandosi forma una mensola, reca ad intarsio l'immagine di San
Cristoforo che porta sulle spalle il
Cristo Infante.
La scelta iconografica è calzante, anche perché il Santo è venerato quale
protettore degli automobilisti.
L'arredamento interno è ispirato al salotto del '700 veneziano: raffinato,
curato nei più piccoli particolari,
caldo per l'atmosfera di raccordo tra il cielo aperto della volta e la
suggestione di una regalità aulica.
I pannelli di legno celano piccoli armadi, un tempo corredati di cristalli
di Boemia e di argenteria lavorata
a sbalzo o a cesello. L'illuminazione, situata ai lati del seggio papale,
è resa da due lampade, collocate
in due nicchie dorate.
A disposizione del Papa è posto sulla destra un quadro di comando, formato
da una
serie di bottoni, che consente di impartire gli ordini di marcia al
guidatore,
attraverso scritte luminose che appaiono sul cruscotto.
All' esterno, la vettura mantiene immutate le caratteristiche della
produzione di
serie: la forma, con il correre delle linee orizzontali, e il frontale,
dal
classico radiatore Citroën. L'auto ha un tono cupo di amaranto, con
dorature nelle
parti metalliche e nei gruppi ottici.
L'arma pontificia, composta dalle chiavi decussate e dal triregno, compare
in più
parti: dalle maniglie degli sportelli, a imitazione di quanto già era
avvenuto per
la carrozza pontificia (Museo Storico Vaticano, inv. n° 45556), all'arma
che occupa
il lunotto posteriore, situato alle spalle del Pontefice.
Ai lati di ciascun fanale, è fissata l'asta portabandiera costituita da un
cilindro cavo da cui, svitando il tappo di coronamento, si estraggono i
guidoncini
bianco-gialli con le armi del Papa.
Quando il Pontefice sale a bordo, è di rigore issare le due bandierine.
Sul bordo superiore delle portiere era dipinto lo stemma di Papa Ratti.
non ha usato l'auto, in considerazione dei tempi. La targa conserva l'arme
di Pio XI.
La Citroën C6 compare sul mercato nel 1928, assieme alla C4. La sigla è
composta da
lla iniziale Citroën seguita dal numero dei cilindri.
Le Citroën C4 e C6 furono progettate con il voluto intento di creare una
produzione
di serie di gusto americano e francese insieme, in modo da accrescere la
presenza
della marca su tutti i mercati europei. La loro nascita fu accompagnata da
un imponente investimento di modernizzazione degli impianti, comprendente
anche l
aboratori di prova per saggiare la resistenza delle vetture. Le Citroën C4
e C6
restarono in produzione - dando vita a modelli derivati e a nuove versioni
- fino
al 1934, con una produzione totale di 304.342 unità.
La Citroën C6 è la prima di serie a 6 cilindri, con un motore di 2442 cc.,
45 CV,
una velocità massima di 105 km/h.
Nel maggio 1929, la Citroën C6 diviene C6E (la E sta per "élargie"): più
lunga di
cm.7 ed allargata in proporzione. La vettura ha finiture esterne ed
interne più
attraenti. Nel settembre del medesimo anno, la C6F è ancora più larga e
abitabile
e presenta migliorie negli equipaggiamenti. La C6F resta in produzione dal
settembre 1929 al luglio 1931, la C6E dall' aprile al dicembre 1929.
Nel 1930 nasce la C6CGL, modello di gran lusso che vince numerosi concorsi
di
eleganza. Il motore è di 2650 cc., 6 cilindri, 50 CV., 103 km/h.
La vettura donata a Poi XI è una Citroën C6E, denominata "LICTORIA SEX"
in ossequio al regime, assemblata e allestita interamente nelle officine
di Milano.
Dal 9 giugno 1930, giorno di consegna dell' auto al Sommo Pontefice, al 9
settembre
1996, data in cui si può considerare compiuto il restauro, ha percorso
solo 156 km.,
lasciando capire che, in pratica, non è stata mai usata fuori dalla Città
del Vaticano.
Per i numeri, la vettura ha compiuto poco meno di 2 km. e mezzo all'anno.
L'illustrazione Vaticana del 16-31 maggio 1936 la documenta quando Papa
Pio XI inaugura in Vaticano l'Esposizione Mondiale della Stampa cattolica.
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